Cosa è e come si cura la depressione

Il termine depressione, dal latino depressionis, abbassamento di livello, è entrato nel nostro vocabolario quotidiano come sinonimo di tristezza, più o meno intensa.

Cosa vuol dire, però, essere clinicamente depressi? Come possiamo capire se parliamo di uno stato d’animo o di un’emozione temporanea, legata agli eventi della vita e quando di un disturbo che richiede l’aiuto di un professionista?
Può capitare di sentirsi tristi in numerose occasioni, la tristezza è un’emozione sana che fa parte dell’esperienza umana. Quando si ha un disturbo depressivo, invece, ciò che si prova è differente e lo è in modo caratteristico.
Nella depressione, l’umore è giù per la maggior parte della giornata, quasi tutti i giorni e anche per lunghi periodi. Oltre a una modificazione in negativo dell’umore, la persona depressa può perdere il piacere, l’interesse e la voglia di fare, anche rispetto ad attività che in passato si svolgevano volentieri.

 Oltre a cambiamenti di umore, nella depressione clinica, si verificano anche cambiamenti nelle abitudini di vita. Possono esserci modificazioni di peso o appetito, che può aumentare o diminuire senza specifiche variazioni nella dieta, variazioni nel sonno, con difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati o all’opposto un aumento del tempo trascorso a dormire.
Accanto alle modificazioni costanti e durature nell’umore e nelle abitudini, possono presentarsi agitazione o all’opposto rallentamento psicomotorio, che non consiste semplicemente nel sentirsi “irrequieti” oppure “stanchi” ed è osservato anche da altri.

La depressione può manifestarsi anche nelle emozioni. Spesso chi è depresso lamenta un sentimento costante di autosvalutazione e colpa eccessivo, inappropriato o del tutto scollegato dalla realtà.
Anche la capacità di pensare o di concentrarsi può risultare ridotta, infine possono essere ricorrenti pensieri sul “farla finita”, fino ad arrivare, in casi estremi al tentativo di suicidio.

 Come si può intuire l’insieme di questi sintomi oltre a causare una consistente sofferenza nell’individuo, hanno un impatto anche sulla sfera lavorativa e sociale.
Purtroppo pur essendo una malattia molto diffusa (121 milioni di individui nel mondo ne soffrono) e riconosciuta, spesso la persona prova colpa o pensa di essere considerato “debole” per quello di cui soffre e questo rallenta i tempi della cura e guarigione.

Il trattamento cognitivo-comportamentale della depressione prevede un lavoro sugli schemi cognitivi negativi, rigidi ed estremi su di sé, gli altri e il mondo. Tali schemi contribuiscono all’esordio del disturbo e al suo mantenimento ed innescano un circolo vizioso di emozioni, pensieri e comportamenti che fanno sentire la persona impotente e senza vie di uscite da interrompere. Al lavoro cognitivo viene affiancato l’utilizzo di strategie comportamentali da applicare al di fuori della terapia che supportano l’interruzione dei circoli viziosi.

Quali vengono classificati i disturbi depressivi?

  • Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente
  • Disturbo depressivo maggiore
  • Disturbo depressivo persistente
  • Disturbo disforico premestruale
  • Disturbo depressivo indotto da farmaci/sostanze
  • Disturbo depressivo dovuto a condizione medica
  • Disturbo depressivo breve ricorrente