Perché vengono gli attacchi di panico

Il disturbo da attacchi di panico è un particolare disturbo d’ansia costituito da episodi imprevedibili di paura intensa accompagnata da sintomi fisici.
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Il disturbo da attacchi di panico (DAP) è un particolare disturbo d’ansia costituito da episodi imprevedibili e ricorrenti di paura intensa, accompagnati da sintomi fisici come il respiro affannoso, accelerazione del battito cardiaco, vertigini, sudorazione e tremori e da un’intenso malessere psicologico caratterizzato da paura di morire, di impazzire e di perdere il controllo, specialmente in pubblico.

 

Il panico come tutte le emozioni ha una finalità adattiva, perché prepara l’organismo all’azione in caso di un pericolo. Più grave il pericolo, più intensa sarà l’emozione.

 

Le emozioni non sono causate direttamente dagli eventi in sé, ma dal significato e dal valore che la persona attribuisce all’evento e sono associate agli scopi universali connessi con la sopravvivenza dell’individuo. 

 

Durante un attacco di panico, l’emozione viene percepita e scatena immediatamente l’attivazione fisica, ma è assente la presenza di un pericolo, né di conseguenza è possibile fare un’elaborazione cognitiva accurata. Il corpo si prepara ad affrontare una minaccia che la mente non sa individuare

 

Il disturbo d’attacchi di panico è una malattia molto comune e colpisce il 5% circa della popolazione nel corso della vita. Nonostante la diffusione, rimane un disturbo molto disabilitante, specie se accompagnato ad agorafobia ovvero la paura di rimanere intrappolati in un luogo e non riuscire a trovare una via di uscita. 

 

 

SPIEGAZIONE FISIOLOGICA DELL’ATTACCO DI PANICO

 

Un attacco di panico è costituito a livello fisiologico da un’attivazione del sistema simpatico e ormonale. Molti apparati sono coinvolti: quello respiratorio, che andrà incontro ad un aumento del fabbisogno energetico in termini di ossigeno e ad una diminuzione del carico di anidride carbonica che porta a sensazioni di soffocamento, giramento di testa e perdita dell’equilibrio. 

 

Contemporaneamente anche il cuore inizierà a pompare di più (sempre in previsione dell’eventuale azione) in modo da irrorare velocemente i muscoli, specialmente quelli degli arti, per aumentare il tono muscolare così che il soggetto possa affrontare la situazione scappando o lottando. 

 

Le pupille si dilateranno in modo da potenziare la visione di ciò che minaccia, in assenza del pericolo però, al soggetto potrà sembrare di sentire come se uscisse dal proprio corpo o come se la realtà fosse alterata. 

 

Anche il sistema digerente verrà interessato dall’attivazione: la salivazione diminuirà, la digestione verrà bloccata per dare la precedenza agli altri processi, causando crampi e rigidità addominale. La vescica e l’intestino andranno incontro allo svuotamento, nell’ottica di liberare il corpo da pesi inutili.

 

COSA SUCCEDE AL LIVELLO COGNITIVO E COMPORTAMENTALE

 

Gli ormoni che scatenano questa reazione sono quello dell’adrenalina e noradrenalina che hanno, a livello cerebrale, la conseguenza di attivare processi cognitivi come pensiero, attenzione, percezione. Insieme alla sensazione di uscire dal proprio corpo o che la realtà sia alterata, possono contribuire al senso di allarme, morte imminente o pazzia.

 

Gli attacchi di panico sono anche associati alla preoccupazione costante di averne altri (ansia anticipatoria), al timore di perdere il controllo durante un attacco e a comportamenti di evitamento di luoghi o situazione che potrebbero scatenarne uno. 

 

QUALI SONO LE CAUSE

 

I motivi per cui una persona può iniziare a soffrire di attacchi di panico sono svariate. Difficilmente uno solo dei fattori è determinante per sviluppare il disturbo.

 

Fattori genetici si parla spesso di predisposizione genetica, ma ancora non sono state stabilite con esattezza le basi e le alterazioni genetiche degli attacchi di panico.

 

Fattori temperamentali alcunericerche hanno messo in luce come alcune caratteristiche personali siano collegate al DAP. Una di queste sarebbe l’inibizione comportamentale durante l’infanzia. Le persone con AP riferiscono spesso di essere state il tipo di bambino che si spaventava facilmente e che solo la vicinanza dei genitori era in grado di rassicurare. 

 

Stili di attaccamento problematici con attaccamento, in psicologia, si intende la ricerca, fin dai primi giorni di vita del bambino, di protezione e sicurezza da parte della madre o della figura di riferimento. Se questo senso di sicurezza e di protezione è mancato, sembrerebbe dimostrata una maggiore vulnerabilità, in età adulta, a questo e ad altri disturbi psicologici.

 

Fattori biologici molte ricerche hanno evidenziato come individui con il DAP abbiano delle anomalie a livello delle strutture e nel funzionamento cerebrale. Si è riscontrata un’iperattività dell’amigdala di fronte a possibili eventi di minaccia. L’ippocampo sembrerebbe coinvolto nella mancata estinzione di emozioni di ansia, paura e stress quando gli eventi si dimostrano non rappresentare un’effettiva minaccia. Le zone della corteccia prelimbica e insulare avrebbero una maggiore attività in soggetti suscettibili all’ansia in confronto a soggetti senza AP.

 

Fattori stressanti tutti nel corso della vita siamo soggetti a quote variabili di stress e ad eventi negativi o di cambiamento che richiedono l’impiego di forze fisiche e mentali. La mancata gestione o elaborazione di questi eventi può portare a uno stato di malessere costante che può concretizzarsi nell’attacchi di panico.

 

Eventi traumatici storie di abuso fisico e sessuale nella storia personale. Questo tipo di trauma sarebbe la causa di un eccesso di attivazione delle zone cerebrali coinvolte nella risposta allo stress. Chi soffre di DAP sarebbe soggetto a uno stato cronico di eccessiva attivazione del sistema neurovegetativo e di iper-vigilanza e quindi più vulnerabili all’innesco di reazioni di panico. 

 

Fattori psicologici come la presenza di ansia o la tendenza alla somatizzazione ovvero la manifestazione tramite sintomi fisici di un disagio mentale.

 

 

Fattori cognitivi  durante l’attacco di panico, non essendo possibile rintracciare una minaccia o un pericolo reale, l’individuo è portato a non interpretare correttamente gli stimoli provenienti dal corpo interpretandoli come un segno di morte imminente o di stare perdendo la propria mente.